Marongiu & I Sporcaccioni nascono come gruppo rock-blues che si esprime in dialetto bisiaco intorno al 2004. Fieri dilettantisti, spauracchio dei perbenisti, il loro sound viene accostato da più di qualche critico al “fastidioso latrare di una zitella bisbetica, indomata e indomita”. Nel ritrarre la provincia con uno sguardo ora irriverente, ora genuinamente stupìto e gioioso, riescono il più delle volte ad intrattenere ogni tipo di audience. Il loro leader, Claudio Marongiu, abita tuttora un appartamento ‘in piassa a Turriac’, dove spesse volte non rispetta l’irregolare contratto d’affitto.
Due gli ideatori, ossia Marongiu stesso e Alex Tolar, forse il primo ad essersi interessato alla vena istrionica dell’amico, ad averlo incitato ad incanalare le sue energie in un progetto musicale. Ma andiamo alla descrizione soggetto per soggetto:
ALEX TOLAR – batterista – affascinato e al contempo repulso dalla cultura ufficiale, specie dai saggi di politica, e in musica, da certe cosiddette ‘avanguardie’ presenti nel metal, è un ragazzo dalla personalità forte e dittatoriale, schiavo di un infantilismo autodistruttivo, batterista creativo ma troppo cervellotico e incostante per un amante del rock’n’roll come Marongiu. A modo suo, comunque un grande. Persona talmente libera dall’esser schiava di sé stessa, dopo 2 lunghi anni si allontana da una band a cui ha dato un contributo rilevante.
ANDREA FARNE’ – bassista – pigro, talmente pacato nei modi dal risultare a tratti nevrotico, forse un po’ cinico in alcune scelte, è tuttavia autore con Marongiu di buona parte delle canzone de ‘I Sporcaccioni’. Vantando una discreta formazione musicale – pianoforte, chitarra classica-, sa giostrarsi in parecchi generi, ma solo se incalzato dai suoi collaboratori con il piglio giusto. Suo il riff travolgente di “Gesù Cristo schifoso”, il giro di accordi dell’italianissima “Spencer&Gisella” e il giro di basso di “Maria”.
MARCO BLASON – chitarrista – proveniente da una famiglia di atleti da parte di padre e contadini analfabeti da parte di madre, irrequieto, insicuro, trasporta la sua ansia da prestazione sportiva anche in ambito musicale. Ciò è cosa buona e giusta perché se da un lato aumenta le tensioni in sala prove e lo penalizza in fase creativa (lui stesso si definisce pressoché ‘sterile’da questo lato), dall’altro gli permette di suonare la sua Fender Stratocaster con la rabbia che serve al metalmeccanico Marongiu per urlare le sue sciagure. Blason è uno che non molla, uno abituato a soffrire. Un vero Marongiu.
FILIPPO BIGNOLIN – chitarrista – molto caldo negli assoli, alcuni dei quali vere e proprie ‘tele’ legate a gustose e impeccabili scelte cromatiche, difetta di continuità. Dimentica i pezzi, spesso perde il ritmo delle canzoni e come ebbe a dire un noto giornalista sportivo vedendo giocare Marongiu al calcio: tutto quel talento andrebbe coltivato.
ANDREA CHIAMINUT – cori, percussioni e follia – entrato a far parte de ‘I Sporcaccioni’ nel 2008 (era un grande fan), è la vera spalla di Marongiu. Come quest’ultimo, conscio dei propri limiti tecnici, non esita a darsi al pubblico in ogni show: occhialoni gialli alla Lou Reed, sorriso perenne, inconfondibile R moscia e pantaloncini rosa in stile chinese hippie, il ‘Ciami’ incarna lo spirito degli Sporcaccioni.
RICCARDO ZAMOLO – batterista – indispensabile acquisto dei figli di Marongiu, ‘Riccardinho il transessuale’ é l’unico vero musicista della band. Impugnatura delle bacchette da jazzista, sguardo serio ma non serioso, è sempre concentrato sul suo set di pelli. Garanzia.